
La vicenda della Scuola di Pioltello che ha trascinato la politica italiana nell’assurdo dibattito sul tetto agli stranieri in aula ha evidenziato tutta l’incapacità della nostra classe politica – sia quella che governa e sia quella che si oppone – a comprendere il nuovo che avanza ed a guidare il necessario cambiamento.
Dibattere sul “Tetto agli stranieri in aula” null’altro è che condurre una battaglia di retroguardia che tenta, stupidamente, di combattere quel nemico che noi stessi abbiamo armato.
Destra, sinistra, centro destra, centro sinistra, sopra e sotto dibattono e combattono senza neppure rendersi conto che dovrebbero piangere se stessi.
Tutti quinti dovrebbero ricordarsi, prima di blaterare, quello che gli inglesi ci rammentano: “As you make your bed, so you must lie in it”, ovvero che “Così come rifai il tuo letto, devi anche dormirci”.
Bastava poco. Prima di blaterare dovevano studiare con accuratezza le riflessioni scritte dal CENSIS nel suo rapporto sulla situazione sociale del Paese nel 2023, laddove si citano le più recenti previsioni dell’ISTAT che indicano che nel 2050 l’Italia avrà perso complessivamente 4,5 milioni di cittadini residenti.
Un dato che spaventa poiché è ascrivibile ad una diminuzione di oltre 9milioni di persone con meno di 65 anni a fronte di un contestuale aumento di 4,6 milioni di persone anziane over 65.
Nelle previsioni dell’ISTAT si legge inoltre che i 393.000 nati nel 2022 scenderebbero a 28.000 nel 2050, mentre nella previsione del CENSIS si legge che nel 2050 i nati scenderebbero a 56.000 in una prima proiezione ed a 104.000 in una seconda proiezione. (Rapporto CENSIS – Parte seconda pag.4).
Attualmente le donne in età feconda “15-49 anni” sono circa 11,6 milioni che, nel 2050, diminuiranno di più di 2milioni generando un insormontabile declino della natalità nel nostro Paese.
Questa oggettiva realtà, oltre che numerica, ci presenta un saldo negativo fra nascite e decessi. L’attuale rapporto di 1,8 morti per ogni nato potrebbe salire nel 2050 a ben 3,1 morti per ogni nato.
Le future nascite non saranno quindi sufficienti a compensare i futuri decessi con pesantissime ripercussioni su welfare, sulle pensioni, sullo stesso svolgersi della vita collettiva.
Si svoteranno città come Bologna di fronte ai meno nati, di fronte a meno donne in età feconda, di fronte ad un’onda prorompente di anziani mentre, nell’altra sponda del nostro mediterraneo i nati sono superiori a 23 ogni mille abitanti in Nord Africa ed a 34 nati ogni mille abitanti nell’Africa subsahariana.
Noi, purtroppo, siamo fermi a 6,7 nati ogni mille abitanti.
Questa è la realtà che i nostri politici dovrebbero conoscere ancor prima di “sparare”
gli uni incontro gli altri sul “Tetto agli stranieri in aula”.
In Italia, esiste già da tempo un limite al numero di studenti stranieri per classe. Secondo una circolare del 2010 del Ministero dell’Istruzione, gli alunni stranieri non possono essere più del 30% degli iscritti in ogni classe.
Orbene e tanto premesso appare opportuno rappresentare che oggi come oggi e domani più di domani l’unico vero problema è che nelle aule delle nostre scuole Italiane non ci sono troppi stranieri ma bensì: mancano gli italiani.
Procreiamo sempre meno figli e quindi facciamo sempre meno “studenti” rendendo vuote le aule delle gli asili e le scuole italiane.
Il litigio politico è inutile ed a volte vergognoso se una volta per tutte noi, dico noi Italiani, non sapremo riconoscere la verità del detto popolare: “Chi è causa del suo mal pianga sé stesso”.
Se non saremo capaci di “piangere noi stessi” e “correggere i nostri errori” dovremo prepararci, in forza dello scorrere della vita, ad essere conquistati demograficamente da altre popolazioni e dalle loro rispettive culture.
Quando Nonno Annibale si metteva in posa per scattare la foto della sua famiglia composta da 10 figli di cui 2 femmine e 8 maschi soleva rammentare a tutti che quelle erano le “braccia” appena sufficienti per coltivare a granoturco e grano i campi che si estendevano lungo le “grave del Piave” e per governare quelle 20 mucche da latte a cui era tanto affezionato.
Oggi con internet, con la memoria artificiale, con i robot che sostituiscono i gloriosi operai della Pirelli e della Breda, le “braccia” non servono più.
E se le braccia non servono più perché darsi da fare per procrearle, lavorare per farle crescere e per assicurare a loro un domani dignitoso e sereno.
Infine, più in là, molto più in là di questo scritto esiste quella natalità che è solo e semplicemente vero “gesto d’amore”.
Altro che “Tetto degli stranieri in aula”.